Anno II, numero 5
Direttore Responsabile: Guido Baldari
Editore SSC Napoli, Via De Gasperi n. 33, Napoli
Proprietario SSC Napoli, Via De Gasperi n. 33, Napoli
La Settimana Azzurra
di Bruno Marra
A volte vien da pensare che "il bello del calcio" potrebbe davvero starsene chiuso in baule di luoghi comuni o prendersi un mesetto di vacanze su isole incontaminate. Così per cambiare un po' aria. Invece il più longevo degli stereotipi pallonari s'è voluto fare un giretto a bordo del Napoli nell'ultima settimana. A Lisbona: sul palo di Cannavaro, sul piede di Zalayeta, sul fischietto di Stark, sulle luci del "Da Luz". E poi, risalendo l'Oceano, in un porto di mare: sulla Lanterna di Genova e sulla Lampada di Rubinho, novello genio che strofina i sogni azzurri e attacca un gancio in mezzo al cielo per rileggere le regole della forza di gravità.
Insomma, con un po' di sana normalità il Napoli oggi sarebbe legittimamente ancora in linea col suo splendore di quest'inizio stagione e Denis avrebbe i suoi bei gol consecutivi da contare e godersi. Perché se Milito è il "Principe", il Tanque potrebbe ambire a buon diritto almeno a rango di Duca azzurro nella gerarchia nobiliare.
Ma va così la storia e sarebbe sbagliato spoetizzare il fascino dell'imprevisto filtrandolo dall'angusto antro di piccole ferite. Genova per noi è una rutilante promiscuità emotiva. Il Pocho dà connotato completo al suo appellativo 'fulmineo' segnando uno dei gol più veloci della storia del calcio italiano. Poi German Denis, ormai in piena simbiosi con parabole ascendenti, salta sulle ali del Grifone e schiaccia di testa il suo match ball. Ma Rubinho, in odore di beatificazione, gli strappa l'urlo sulla linea bianca.
Succede la qualunque a Marassi. Capita che un difensore greco Papastathopoulos, mostrando gran senso pratico nel recare sulla maglia il nome di battesimo Sokratis, giochi la più bella partita della sua vita, sprigionando il diagonale del pareggio come un attaccante vecchio stampo. Capita che Palladino si battezzi per la prima volta all'altare dei bomber quest'anno e che Milito metta il suo terzo sigillo in 4 giorni tra Coppa e campionato. Capita che Lavezzi lasci la scia del vento nei vicoli della difesa genoana costringendo Rossi al fallo da ultimo uomo e all'espulsione. E che Il Tanque riapra la partita ad un quarto d'ora dalla fine con una prepotente scarica elettrica. Prima che il Conclave di Marassi decida per la santificazione di Rubinho, il portiere brasiliano che al 93' fa doppietta personale togliendo dall'incrocio uno splendido avvitamento di Denis. Un colpo di testa che 364 giorni all'anno sarebbe finito in porta.
Edy Reja fa parlare l'orgoglio: "A Marassi una partita così bella non l'hanno mai vista quest'anno". E Pierpaolo Marino erige un monumento cubitale per buoni intenditori: "Abbiamo una squadra molto forte e uomini di altissima qualità". Mettete fiori nei vostri cannoni. Perchè il destino che ha chiuso i conti all'ultimo respiro del Marassi li ha riaperti un minuto più tardi. Come un piano inclinato, regolato da un contraltare universale. Le convocazioni in Nazionale di Maggio e Santacroce, proprio dopo la prima sconfitta in campionato, sono la testimonianza che anche in regime di "improvvida sventura" il caso e la fatalità ci vedono benissimo. Nel giorno in cui il bello e il brutto del calcio si intrecciano per veicolare una grande verità solenne: questo Napoli, anche quando perde, non perde mai veramente...
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