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Editore SSC Napoli, Via De Gasperi n. 33, Napoli
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La Settimana Azzurra
di Bruno Marra
Non sanno perdere. Non c’è niente da fare. E’ carattere. Guerrieri nell’anima. Undici piccoli indiani che tracciano il territorio segnandone con fierezza il limite invalicabile. Cavalieri senza macchia e senza paura. Senza la macchia di una sconfitta in due mesi, senza la paura di correre su due binari paralleli, quello indigeno e quello europeo.
Com’è bello far gli Azzurri da Trieste in giù. Passando per l’Albania, fino ad Atene per risalire dalla Capitale e ritornare nel profondo Nord del Friuli. Un itinerario lungo e tortuoso trasformatosi nell’inter-rail dell’orgoglio, lungo strade autoctone e sentieri internazionali. Un circuito virtuoso che parla di 8 partite, 6 vittorie e due pareggi. Doppia coppia di successi con Vllaznia e Panionios, pareggio in dieci uomini al debutto in campionato all’Olimpico di Roma, vittoria in sorpasso sulla Fiorentina, serata di gol and Gala con il Benefica e punto di cemento ad Udine. Felici e convincenti contro tre squadre che l’anno scorso avevano preceduto il Napoli in campionato. Era l’avvio terribile del calendario azzurro. Ora è solo l’inizio…
Quello eretto al Friuli è un Monumento alla solidità, costruito con marmo e granito. L’esaltante “kolossal” della Napoli International giovedì nella vera prima europea al San Paolo contro il Benefica ha portato in dote lustro, adrenalina, gloria mai sopita, ma anche “sacrifici” alla Patria. Che potevano inconsciamente legittimare uno stop fisiologico ed un alibi grande quanto un paracadute. Vieppiù dopo gli ultimi 20 minuti giocati in dieci uomini ad Udine. Non nella “classe di ferro” però. Together as one. Crederci sempre, arrendersi mai.
Stupire, crescere, confermarsi. Pierpaolo Marino nelle sue felici declinazioni preconizzatrici ha fissato una scala gerarchica anche nelle desinenze: dalla terza alla prima. Il Napoli che ha saputo stupire, ora vuole crescere e ancora migliorare. Il sorriso del Direttore Generale dopo il match di Udine è rivelatore non già più di meraviglia ma di consapevolezza. “Chiunque giochi con questa maglia è all’altezza del compito”. Anche quando c’è chi rifiata e chi deve curare le ferite. Questo è un gruppo di acciaio. Perché, come ama dire il Presidente De Laurentiis, “pensare di perdere non è da napoletani”. E’ carattere. Non c’è niente da fare.
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